02 Gen IL CAMMINO DELLE STIMMATE da Rimini a La Verna
IL CAMMINO DELLE STIMMATE da Rimini a La Verna sulle tracce di San FrancescO
Il cammino è nato dall’idea di andare a cercare le tracce storiche e reali del passaggio di San Francesco in Valmarecchia per celebrare l’ottocentesimo di quell’evento, che si è rivelato davvero straordinario per questa terra.
Via via però, abbiamo cominciato a percepire la presenza “concreta” del suo spirito, ci sono stati segni, luoghi e soprattutto incontri con persone a Lui vicine, che giorno per giorno ci hanno indirizzato in modo quasi tangibile su quelle strade.
Possiamo dire quindi che ora, grazie a Lui, c’è un cammino che unisce quella serie di luoghi, di segni e di posti oramai dimenticati, che dal rumore della città, portano al silenzio, alla pace, un viaggio all’indietro dove ritrovare una dimensione più umana, dove magari ritrovare se stessi.
Va da Rimini al monte de La Verna, dalla città del “divertimentificio” al punto più alto della sua fede, fino a quell’angolo sperduto dove Francesco volle condividere con il Signore le sofferenze della Croce, fino in fondo, fin nella propria carne.
Forse anche allora, nel 1213, c’era questo contrasto, ci è voluto quindi qualcuno “che predicasse controcorrente”, che riaccendesse la speranza di un vivere più autentico più vicino alla fede. Per questo Francesco che era a Rimini, volle andare a San Leo dove c’era gente, dove c’erano gli uomini potenti dell’epoca, dove era più che mai necessaria quella voce.
Parlando della vera ricchezza per l’uomo, attraverso una canzone in voga : “tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena m’è diletto”, egli toccò il cuore di uno dei ricchi presenti che gli donò quel monte impervio, impraticabile, invivibile che invece diventò il suo punto di unione con il Signore.
Passando lascio delle tracce indelebili nel cuore gli uomini che lo seguirono, ma anche segni eloquenti sulla terra, uno su tutti il cipresso di Villa Verucchio, che ancora vive e ospita tanta vita, dove ancora gli uccelli cantano e che ancora oggi incanta le persone che ci passano sotto, impressionati dalla grandezza e dall’energia che sprigiona.
In memoria di San Francesco sorsero, conventi, comunità e chiese, in queste, era ed è potente il suo spirito che emozionò persino Giotto il quale nella chiesa di Rimini dedicata al santo, dipinse la Croce che a sua volta ispirò artisti grandi e piccoli, tanto che quasi in ogni chiesa sul cammino ce n’è una simile.
È impossibile quindi non viverne la parte spirituale in questo cammino che ti porta piano piano sempre più vicino, più dentro a quella che Francesco chiamava la sua parrocchia: “il creato”.
I boschi, le faggete offrono silenzio, trasmettono serenità e pace, sono permeate della vicinanza a quell’uomo straordinario che fece della semplicità, dell’umiltà, dell’amore per gli altri, la sua ragione di vita e che, soprattutto è ancora lì, è ancora qui, è davvero in ogni posto in cui è passato a ricordarcelo.
Manca ancora un ultimo passo affinché questo cammino diventi uno strumento ancora più formidabile per giungere alla comprensione di una nuova dimensione di vita, bisogna poter far vivere ai pellegrini il senso profondo della precarietà della vita, attraverso la precarietà del cammino, che non si sa dove ci porta e quando potrà finire.
Permettere di partire cioè con fiducia e abbandonarsi completamente nelle “mani della Provvidenza” sapendo che sicuramente Lei saprà aiutare il pellegrino vero, che imparerà così apprezzare “l’ospitalità pellegrina”, quella cioè di ricevere quanto più gratuitamente possibile, accoglienza fraterna.
Ma ancora di più, è necessario far riscoprire a chi potrebbe o dovrebbe farlo, non solo il dovere evangelico di ospitare chi cammina per fede, ma fargli provare la ricchezza dell’accogliere e la potenza di questo gesto, che porta a fuggire dalla diffidenza e a confidare nella bontà dell’uomo, che regala speranza e protezione a chi umilmente la chiede e a donare sorrisi a chi arriva e abbracci a chi parte.
Riproporre cioè quanto succedeva allora, quando in ogni chiesa o convento si ospitavano e si sfamavano i pellegrini, prendere esempio da Santo Amato Ronconi da Saludecio, terziario francescano e pellegrino a Santiago quattro volte, che accoglieva i pellegrini diretti a Roma nella sua casa, che diventò un ospedale, ora è una casa per anziani che, per suo volere, ha ancora una stanza per accogliere i pellegrini.
Sarebbe bello potersi fermare a pregare in ogni chiesa, dormire nei conventi e nelle canoniche anche se oramai in disuso, in tutti quei luoghi di fede lontani dal frastuono, dove sperimentare il formidabile saluto e augurio che in due parole Francesco ci ha lasciato: PACE E BENE, pace nell’anima e bene ne corpo.
BUON CAMMINO A TUTTI.
Vinicio Zeppilli / La Pedivella – Rimini
Note
Il cammino si snoda tra Valmarecchie e Casentino passando per il Duomo di Rimini, già convento francescano, chiesa di Santa Rita, dove si fermò prima di partire per San Lao, Vergiano, Villa Verucchio dove piantò il cipresso, San Leo dove ricevette in dono il monte de La Verna, Sant’Agata dove sono presenti i Cappuccini e le Clarisse, Pratieghi dove c’è una casa anticamente in uso ai frati de La Verna, Pieve Santo Stefano punto di partenza dell’ultima tappa che passa per il Monte Calvano fino alla Croce poco lontana dal Santuario de La Verna.
La guida, le tracce gps ed altre notizie sono reperibili sul sito della Associazione La Pedivella di Rimini www.lapedivella.com o richiesta ai recapiti tour@lapedivella.com e 320 7433000, Vinicio.